venerdì 24 maggio 2013

Vitaldo Conte: l’importanza del pulsare

L’attuale società tende, in modo sempre più notarile, alla catalogazione delle espressioni di un essere: la mia esistenza fisica e creativa, viceversa, non solo la rifiuta, ma non si riconosce in essa”.

Queste le parole di Vitaldo Conte, critico d’arte, artista a 360° e docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, riprese dal suo sito (http://www.vitaldoconte.com/). In effetti è difficile, praticamente impossibile, rinchiudere in una semplice categoria questo artista, respirando fin da piccolo l’amore per l’arte (il padre era scultore, il nonno musicista) e da sempre affascinato dalla figura di Dioniso, dio dell’ebbrezza e delle contraddizioni, donatore di tutto ciò che è buono, ma capace di lacerare crudelmente i corpi degli uomini e di cibarsi di carne cruda( al dio greco Conte dedica nel 1977  il libro di poesie “Dionisismo sincopato”) .

Dell’assoluta complessità di questo artista ne sono stata ancora più convinta dopo averlo conosciuto il 19 maggio in occasione di Art Factory alle Ciminiere a Catania per la presentazione del suo ultimo libro “Pulsional Gender Art” (Avanguardia 21 edizioni), seguita nel pomeriggio da “ Pulsional TransArt... in Pulsional Ritual” (Gepas) ad Avola (in cui sono intervenuti l’editore Orazio Parisi, con Annarella Susino e la nostra Simona Di Bella, che sono state parte integranti del libro di Vitaldo Conte) e  terminata con lo spettacolo tenutosi la sera a Siracusa nella Sala Randone, con il gruppo musicale hard rock e metal Magma. L’indomani l’appuntamento è stato a Noto con “Pulsional ritual: TransArt in Sud-Mediterraneo Ambienti-Anima Suono (Gepas)”.
“Pulsional gender art” è uscito nel novembre 2011, ma l’autore è voluto ritornare a presentarlo a Catania, città da lui molto amata, che si può considerare quasi la sua seconda patria, avendo l’abitazione nel centro storico etneo (vive, infatti, tra Catania e Roma).
Il titolo, racconta Vitaldo Conte durante la presentazione (che in realtà si è trasformata in un interessante e ricco dibattito), è nato durante una cena con Carmelo Strano, filosofo e critico delle arti visive, che era presente all’incontro, stando sempre vicino al lavoro dell’amico e collega. Il libro si può considerare un “manifesto visionario della pulsione”, che spinge, obbliga il lettore( e ha spinto gli spettatori della presentazione) a una riflessione che va ben oltre l’arte.



“L’importante è pulsare; Vitaldo Conte fa pulsare in maniera estrema, il suo è quasi un accanimento terapeutico, convinto di poterci guarire dalla noia, dall’incapacità, dalla rassegnazione, dalla mancanza di volontà”, afferma Carmelo Strano.  In effetti, la crisi, non solo quella economica, ma anche e soprattutto quella dei valori, “sta mettendo a nudo tutto il castello di carta su cui si è fondata la nostra società”. Le problematiche sono analoghe in ogni parte del mondo. A questo punto entra in gioco il pulsare, visto appunto come indice di vitalità, di vita, con la condizione necessaria che ciascuno di noi ne abbia consapevolezza dentro di sé. “Questo virus sano è ciò che serve”, sostiene Vitaldo Conte, “perché se non pulsiamo non andiamo da nessuna parte”. Pulsione è anche rabbia, reazione, ribellione. Tutto ciò che cambia è proprio per via della pulsione. Durante l’incontro si è posta particolare attenzione ai giovani, che devono necessariamente avere questi atteggiamenti. L’arte in tutto ciò può aiutare; essa è fatta da coloro che, invece di stare in una torre d’avorio, stanno nella torre di controllo dell’aeroporto, per determinare le cose. Forse il problema, è stato fatto notare, è che ai giovani d’oggi è stato dato l’addestramento, il quale però non porta all’autocoscienza dell’io. C’è il rischio che i giovani possono essere spaventati dall’arte, dai termini teorici ed eccessivamente tecnici. Ma è realmente così? Dipende da ciò che si intende per arte: se si intende semplicemente per arte ciò che sta all’interno delle gallerie, si può avere qualche difficoltà. Ma l’arte di oggi si può trovare anche nelle reti internet, nei locali di tendenza, nel make up e nel fashion. Ad esempio, il Body Painting non è anch’essa una forma d’arte? Il piercing, il tatuaggio o i capelli con un taglio o un colore particolare non sono arte? Addirittura in questi casi il proprio corpo diventa una pagina in cui è possibile esprimersi.
Il make up stesso diventa un’azione automatica quotidiana, un mascherarsi che era già diffuso presso le tribù antiche e i militari in azione: un rito, una necessità psicologica. Insomma… Una provocazione verso il fare, il sentire, il farsi sentire, ma non senza il confronto con la storia. La pulsione è anche sensualità, è il motore che deve portare da qualche parte , fare sentire più liberi, attivi e spontanei. Bisogna fare diventare la propria vita un’opera d’arte, un po’ come fece Guido Keller, aviatore che tra i suoi voli leggeva i classici come Ariosto, e  che partecipò all’impresa di Fiume guidata dal suo caro amico Gabriele D’Annunzio. Addirittura D’Annunzio lo volle sepolto al Vittoriale degli Italiani, dopo il terribile incidente stradale in cui perse la vita a soli 37 anni.
Nel percorso di Vitaldo Conte non c’è differenza tra teorico e l’artista: impressionante il video per il centenario del Futurismo, in cui si lancia da un aereo col paracadute, tenendo nella bocca una rosa rossa(http://www.youtube.com/watch?v=7G7cjK0bxM4). Già… La rosa rossa: simbolo della passione, della lussuria, del desiderio, dell’innamoramento, del concetto di effimero, che spinge al “carpe diem” oraziano. Credo che sia perfetta, a riguardo, una semplice frase di D’Annunzio: “Ricorda di osare sempre”. Allora osiamo, pulsiamo con tutto il fuoco che abbiamo dentro.

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