mercoledì 5 settembre 2012

MARIO BENEDETTI...E HO DETTO TUTTO

Non è che mi sia fissata a scrivere tutti i post parlando di poesie, cari amici. Tranquilli! 
Il fatto è che quando leggo o ascolto qualcosa di davvero speciale, la voglio condividere subito con voi... Il taggamento su facebook di un mio amico, che vuole fare l'antipatico, ma che in realtà è tutt'altro, mi ha permesso di conoscere un poeta di cui finora avevo sentito solo parlare: Mario Benedetti( quello nato ad Udine e vivente, da non confondere con l'altro poeta Mario Benedetti...).
Consiglio: cercate, cercate le sue poesie e interviste.... Alla fine dell'articolo ascoltate con attenzione le sue parole.
Un uomo da cui imparare davvero tanto e che arricchisce!
Grazie Luigi per questo splendido regalo (ma resta comunque il fatto che i miei taggamenti sono sempre deliziosi.  Che sono modesta che sono!).




.CHE COS'E' LA SOLITUDINE
Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.
Ho freddo ma come se non fossi io.
Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come un suo spessore.
Che cos’è la solitudine.
La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.
L’ho letto in un foglio di giornale.
Scusatemi tutti.

MATRIMONIO AL RIFUGIO FODARA VEDLA 
E’ il giorno che pare di condividere la terra con i fiori,
il fiore tenerlo vicino al cuore perché parli.
Ognuno beve in alto il suo bicchiere,
ognuno è bello e pensa che i corpi sono in mezzo ai fiori,
i prati alti sopra ogni cattiva idea del mondo.
Nessuna storia toglierà le erbe dalla roccia,
un altro cielo non sarà il nostro ma la memoria
perché altri vivano e chiedano dopo di noi
le nostre stesse cose:
com’era per loro che erano tutto
innalzati sopra la terra?
Nessuna cultura toglierà le mani alle mani,
la pelle ai vestiti.
Difendiamo anche nella disputa le nostre vite,
ci difendiamo da chi vuole altre cose,
si cerca di venire a un patto,
di non farci troppo del male.

Nelle finestre i giorni.
Si animano pochi visi,
venuti senza chiedere mai perché ne ho bisogno.
Dove comincio anch’io. Dove finisco
è una lunga luna, il grande nero delle montagne.
Mi sembrava una notte con la neve oggi
la piccola spesa, i pochi soldi, la tua piccola felicità.
E anch’io ho visto le montagne, mamma, non sempre,
ma ho visto le montagne.
I sassi rotolano giù, basta non gridare.








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