venerdì 21 ottobre 2011

GATTA ROSA E BLACK BLOC :TESTIMONI DELL'INSODDISFAZIONE SOCIALE DI OGGI

Rosa è una dolce gatta, con entrambe le zampe posteriori paralizzate. Ha dei pallini di fucile ad aria compressa nell'addome e cammina trascinandosi. Questa è la foto che ho trovato su facebook... Osservate che sguardo ha...



Giriamo, per un attimo, pagina... Vi riporto la testimonianza di un giovane black bloc. “Salve, mi presento. Sono un black bloc. O, almeno, così ci definiscono i media. Perché a noi, di essere definiti, guardate, proprio non ce ne frega niente. Noi siamo poeti solitari della violenza, pirati della contestazione non pacifica, sacerdoti del sanpietrino. Agli altri piace tanto essere definiti. Moderati e riformisti. Di destra o di sinistra. Agli altri piace tanto essere “-isti”. Essere comunisti, fascisti, futuristi o forzisti, pacifisti, centristi. Agli altri piace tanto. Oh, come piace. A noi non frega niente. Noi arriviamo lì dove regna il canto ironico, lo striscione sarcastico e la battaglia simbolica e portiamo il volto coperto, l’azione fulminea e la fuga precipitosa. Distruggere, distruggere, distruggereSpacchiamo vetrine, assaltiamo blindati, rincorriamo agenti, bruciamo macchine. Poi ci dileguiamo. Fino alla prossima battaglia". Parole decisamente dure e crude. Vi starete forse chiedendo:" Ma che c'entra il gatto con i black bloc?". Bè... Secondo me c'entra... Eccome se c'entra! Mi chiedo... Da dove viene tutta questa violenza? Può essere che un giorno una persona si trasformi in Erinni e il giorno dopo continui, bella tranquilla, la propria vita da Eumenide?



E già... Così è se vi pare, direbbe qualcuno... Ma bisogna riflettere... Questo malessere, questa violenza, questo odio per tutto ciò che ci circonda, questi atteggiamenti, da dove provengono? Io credo dalla mancanza di speranza nel futuro, dal crescere inaudito di disuguaglianze sociali, dall'impoverimento dei ceti medi, dalla mancanza  di certezze, che,purtroppo, i giovani non hanno. Insomma... Da una profonda malattia dell'anima, ormai ben radicata, e dalla mancanza di un linguaggio comune tra vecchie e nuove generazioni. 


Non credo di essere nè la prima nè l'ultima a dire che stiamo vivendo una situazione difficile, a livello economico e degli ideali. Mancano punti di riferimento, ma non credo che la violenza sistemi qualcosa. Anzi... Distrugge! (Guardate cosa è successo a Roma qualche giorno fa...).
Io, Alessandra Leone, mi rispecchio in questa insoddisfazione, ma non condivido questo modo di farsi notare. Non si risolve niente con la violenza! Anzi... La parola è un'arma più tagliente ed efficace! Ieri, su un bellissimo articolo sulla "Sicilia", il prof. Pietro Barcellona, in un articolo sugli indignati, scrive che "quando Antonio Gramsci rifletteva in carcere sull'insorgenza delle contestazioni giovanili nei confronti del vecchio mondo, poneva giustamente il problema del perchè e come il mondo degli adulti non riuscisse più a comunicare con le vecchie parole con il mondo dei giovani e con i loro comportamenti". Stupendo questo salto indietro nella storia. Forse il passato può dare suggerimenti al presente, per creare un futuro migliore. Non credete?


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