“In un tempo di rassegnata decadenza serpeggia la paura nascosta
dall'indifferenza. In un tempo così caotico e corrotto, in cui da un giorno
all'altro ci può succedere di tutto. In un tempo esasperato e incongruente con
tanta, tanta informazione che alla fine uno non sa niente… Ma io ci sono, io ci
sono io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora io coi miei
sentimenti ci sono, io coi miei sentimenti ci sono ancora io con la mia rabbia
ci sono, io con la mia rabbia ci sono ancora io con la mia voglia di cambiare
ci sono”.
Li avete riconosciuti? Sono i versi di “Io come persona”, canzone di Giorgio Gaberscik (o, più semplicemente, Gaber, detto anche “signor G” dai suoi estimatori) tratta dall’album del 1994- 95 “E pensare che c’era il pensiero”. Sono passati 10 anni dalla scomparsa di un artista a 360°, che ha lasciato indissolubilmente il segno nel panorama italiano.
Li avete riconosciuti? Sono i versi di “Io come persona”, canzone di Giorgio Gaberscik (o, più semplicemente, Gaber, detto anche “signor G” dai suoi estimatori) tratta dall’album del 1994- 95 “E pensare che c’era il pensiero”. Sono passati 10 anni dalla scomparsa di un artista a 360°, che ha lasciato indissolubilmente il segno nel panorama italiano.
Lo scorso
novembre è stato pubblicato l’album “Per Gaber… io ci sono”, in cui cinquanta
cantanti italiani, tra cui Celentano, Battiato e Vecchioni, hanno voluto
ricordare con 3 cd il cantautore, regista e attore teatrale milanese.
Sandro
Luporini, storico amico di Gaber e suo coautore, ha voluto svelare nel libro
“G. Vi racconto Gaber”(Mondadori editore), tanti ricordi che irrompono tra le
pagine con forza, dall’incontro per la prima volta in un bar di via Procaccini
in una Milano con grande fermento artistico, all’ evoluzione e crescita come artista,
alle discussioni per la ricerca di un’anche piccola verità.
“Qualsiasi avvenimento - che riguardasse il
costume, il personale, il sociale o il politico - era per noi un osso da
rosicchiare fino in fondo. Giorgio poi, quando si immergeva in un tema, non ce
lo toglievi più. Io invece a volte divagavo. L’ironia è sempre stata alla base
di qualunque conversazione”.
Queste le parole di Luporini in
un’intervista al giornale “La stampa”. “Con Luporini scriveva lavori costruiti bene e
soprattutto mangiati, masticati, digeriti, sputati e ripresi. Ovvero meditati,
sofferti, discussi, faticosi, mai buttati lì con facilità. Come tutte le cose
che contano, le sue erano opere vissute”, scrive Dario Fo al “Corriere della
sera”.
Curiosità: Gaber
imparò a suonare la chitarra a otto-nove anni, per svolgere una rieducazione
motoria in seguito a un brutto
infortunio al braccio(che gli procurò una lieve paralisi alla mano), tanto che
da adulto svelò che tutta la sua carriera nacque da quella malattia. Gaber c’è voluto sempre
essere, è stato attore protagonista della sua vita, libero e coraggioso
anticonformista, un sognatore e un combattente per un mondo migliore.
D'altronde, come lui stesso cantava, “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione".
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RispondiEliminahttp://www.video.mediaset.it/video/terra/full/362489/benvenute-al-sud---9-dicembre.html
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RispondiEliminaGrazie Francesca! All'inizio non avevo capito il perchè del video, ma al minuto 23 circa ho visto che inizia a parlare della mia siracusa e della triste situazione di disoccupazione in cui si trova... ho il cuore piccolo piccolo davanti a queste realtà...
RispondiEliminaIn effetti non c'entra con il tuo post ma non sapevo dove mandartelo.
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