Capita
nella vita di incontrare persone speciali, innamorate della letteratura, ricche
dentro e generose nel dare agli altri. Persone vere, dirette, che quando si
allontanano da questo mondo lasciano come una scia, un barlume di amore e passione.
Per festeggiare il 24 settembre quello che sarebbe stato il suo
sessantanovesimo compleanno, un gruppo di amici scrittori hanno ricordato Antonio
Tabucchi con un libro: “Una giornata con Tabucchi” (Cavallo di ferro editore)
vuole essere proprio un inno alla vita, una manifestazione di stima e immutato
affetto per lo scrittore toscano.
Romana Petri, Paolo Di Paolo,
Ugo Riccarelli e Dacia Maraini svelano, attraverso racconti inediti, lettere e
testimonianze, i momenti trascorsi in sua compagnia, le idee che si sono
scambiati, gli incontri, i sogni e i
progetti di quello che è stato un grande scrittore della letteratura europea
del secondo Novecento. Con un pizzico di nostalgia, questi quattro
moschettieri, armati di penna e ricordi, hanno svelato un Tabucchi inedito.
“Era bizzarro, cambiava
facilmente di umore, poteva essere meraviglioso e terribile. Ma era un uomo di
grande sensibilità. Quando era terribile se ne pentiva e si scusava con un
gesto gentile”.
Queste le parole di Romana Petri, che ha
conosciuto di persona Tabucchi nel 1992, quando in un’estate torrida di fine
agosto lo scrittore l’invitò a casa sua a Vecchiano, dopo aver avuto per almeno
due anni con lei uno scambio epistolare e telefonico. La Petri ricorda ancora
con emozione il momento in cui l’autore di “Sostiene Pereira” le telefonò alle
3 di notte per dirle che aveva appena finito di leggere il suo romanzo “Alle
case venie” e che gli era piaciuto molto. Era così l’uomo Tabucchi: istintivo e
senza mezzi termini, un’altalena di umori, un amore viscerale per Pessoa e il
Portogallo.
“Mi ha
insegnato ad avere rispetto per il mestiere di scrittore e che non si deve
strizzare l'occhio al pubblico, perché farlo è sinonimo di mediocrità. Mi disse
che se il successo deve venire, non c'è bisogno di questi mezzucci”.
Questo l’insegnamento più grande che ha lasciato
nella vita della Petri quello che lei definisce, con Paolo Di Paolo, Ugo
Riccarelli e Dacia Maraini, il “Maestro”. Profondamente
tabucchiano ed emozionante, appare ne “Una giornata con Tabucchi” il racconto “Poche
ore”, dove la
Petri fa incontrare sulla carta lo scrittore e uno dei suoi personaggi di “Requiem”, Isabel. In
“Poche ore” Tabucchi appare una pedina di trama narrativa, un deus ex machina che lascia il suo tocco
modificando il finale. “Ho cominciato a scriverlo su un quaderno in treno dopo il
nostro primo incontro, ma ce l'avevo in mente da parecchio. Mi mancava solo
conoscerlo di persona. Ero certa che subito dopo lo avrei scritto”.
Così effettivamente è stato.
Un regalo che non ha prezzo,
quello che hanno fatto Romana Petri, Paolo Di Paolo, Ugo
Riccarelli e Dacia Maraini al loro caro “Maestro”, che probabilmente li
guarderà da lassù e li proteggerà con un modo di fare quasi paterno. Forse
Tabucchi da lassù continuerà anche a
seguire con la sua solita passione civile la politica italiana, e magari borbotterà,
battendo un pugno dietro l’altro sul tavolo, come era solito fare. Forse…
Quello che è sicuro è che con “Una giornata con Tabucchi” si sono conosciuti
meglio degli aspetti del suo carattere, così da poterlo sentire più vicino
quando leggiamo i suoi capolavori.
Nessun commento:
Posta un commento