giovedì 11 settembre 2014

Macs: voglia di arricchire il panorama culturale etneo e siciliano


(Tratto dal giornale Notabilis, agosto 2013)

“Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò all'opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi… La società, in effetti, ha bisogno di artisti, come ha bisogno di scienziati, di tecnici, di lavoratori, di professionisti, di testimoni della fede, di maestri, di padri e di madri, che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso quell'altissima forma di arte che è « l'arte educativa ». Nel vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artisti hanno il loro specifico posto. Proprio mentre obbediscono al loro estro, nella realizzazione di opere veramente valide e belle, essi non solo arricchiscono il patrimonio culturale di ciascuna nazione e dell'intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune”.
Così, con parole dirette, piene di dolcezza, forza ed entusiasmo, Giovanni Paolo II il 4 aprile 1999, nel giorno di Pasqua dell’anno che stava affacciandosi sul terzo millennio, spronava gli artisti e,  indirettamente, tutti coloro che  sono convinti che la bellezza sia «un invito a gustare la vita e a sognare il futuro». L’arte invita a riflette, a porsi domande, a migliorarsi, a rendere più bella e luminosa la realtà che ci circonda. Almeno dovrebbe fare ciò… Sempre con correttezza, umiltà, attenzione e sensibilità. Tali caratteristiche sono presenti in Alfio Giurato(http://www.alfiogiurato.it/sito.php), artista trentacinquenne catanese, che si è presentato il 27 giugno alla conferenza stampa del nuovo Museo di Arte contemporanea Sicilia (Macs) timido, ma con le idee chiare, pieno di fantasia e di sogni. Giurato, con tanto tanto talento, ha ottenuto prima il diploma in decorazione pittorica all'Istituto d’Arte di Catania e poi la laurea all'Accademia di Belle Arti nel 2005, con il massimo dei voti e la menzione speciale.

 Le opere di Alfio Giurato sono esposte dal 28 giugno al 15 settembre 2013 al Macs, accolto nello splendido sito della Badia Piccola del Monastero di san Benedetto in Via Crociferi, a Catania. In una delle strade barocche più belle d’Italia e d’Europa, a due passi dal monastero famoso per il canto delle suore per la festa della patrona S. Agata, il cui parlatoio ha ispirato Giovanni Verga per la stesura di “Storia di una capinera”, nasce questa museo, questa scommessa catanese, questo luogo che  quasi magicamente riesce a creare un filo diretto tra l’arte del passato e l’arte contemporanea, tra l’uomo e qualcosa (o per  meglio dire, Qualcuno) che sta più in alto di lui. Si tratta di un progetto privato assolutamente nuovo, che nasce dalla voglia di arricchire il patrimonio artistico- culturale della città etnea.


Un progetto fortemente voluto da Giuseppina Napoli, direttore del Macs, la quale ha voluto puntare per l’inaugurazione del museo proprio su un giovane catanese, proprio su uno di quei ragazzi che anni fa affollavano la via Crociferi per andare alla scuola d’arte, con zaini e borsoni pieni di sogni, curiosità, colori, paure e voglia di emergere. Oggi quella scuola, in quel luogo, non esiste più. Il Monastero dei Gesuiti, che l’ospitava fino al 2009, è un palazzo settecentesco, ormai nella totale decadenza, nonostante la sua indiscussa e intramontabile bellezza.
 “Il MacS è solo un piccolissimo gesto, un tenue respiro rispetto all'immensità storico-artistica che lo circonda. Eppure questo piccolo spazio ci consente di ritrovare tra le sue austere mura claustrali, il tempo. Il tempo di riprendere in mano la storia passata e imparare a custodirla con rispetto, di comprendere il presente e di tornare a sognare costruendo il futuro. Il tempo della nuova crescita e dei nuovi incontri. Ed ecco che arriva il tempo di Alfio Giurato". Queste le parole di Giuseppina Napoli, la quale afferma che la collezione di Alfio Giurato “Furia corporis” “svela, con opere di grande potenza, la drammatica inquietudine di questi giorni, un corpo a corpo interiore, rimarcato da neri intensissimi e taglienti squarci di luce”.
Tele che parlano, figure animate da sentimenti furiosi, spesso in tensione, in un atteggiamento non rassegnato. Una furia trattenuta pronta a esplodere. Un artista dei nostri tempi, un giovane che attraverso la pittura esprime le proprie emozioni, i propri sentimenti, le proprie frustrazioni e le proprie speranze. Palese lo stretto rapporto tra corpo e anima nelle opere dell’artista catanese. Il volto è spesso rivolto verso l’alto, verso, appunto, Qualcuno o qualcosa di superiore, sempre teso. Tele ad olio che si “avvicinano” a chi guarda tramite l’altorilievo.



Un ragazzo talentuoso, ma umile, quasi inconsapevole delle sue enormi potenzialità (cosa che è sicuramente un punto a suo favore). Un trentacinquenne della porta accanto, pulito, corretto, come sottolinea Alberto Agazzani, curatore d’arte Macs.
Alfio Giurato rappresenta, nella sua estrema violenza e bellezza, la reazione figurativa (e quindi intellettuale) ai quesiti ed alle inquietudini poste a noi da un tempo al termine della sua notte. Utilizzando una tecnica raffinatissima e manifesta di un talento non improvvisabile né indifferente, Giurato dipinge grandi (e piccole) tele con intensità e qualità espressiva sempre al limite del parossismo. La forza delle sue immagini non nasce da nessuno dei "giochetti", delle trovate o degli escamotages infantili, dalle facili (e non di rado volgari) provocazioni tanto care alla contemporaneità più modaiola d'oggi, no e mai. La pittura di Giurato è senza tempo e senza patria, antica alla maniera dell'ultimo Tiziano o Rembrandt, misteriosa e teatrale come un caravaggesco eppure intrisa di un sentire più futuribile che meramente attuale”.


“Alfio Giurato”, continua Agazzani, “ha illustrato il suo personalissimo atlante psicologico del nostro tempo con intensa, quasi ossessiva tensione verso la bellezza del corpo e, di contro, la sua dimensione di castigo. Nulla a che vedere con il tormento e l’estasi michelangiolesche, sebbene le forme di Giurato adducano ad un’idealità fisica non lontana da quella del grande fiorentino. Ma mentre nelle invenzioni rinascimentali del Buonarroti il corpo esprimeva una potenza ultraterrena, sempre e comunque, nel nostro giovane pittore avviene l’esatto contrario. Corpi perfetti e statuari, forti e vigorosi, in Giurato si trasformano in autentiche prigioni, dalle quali (pare) nessuno possa fluire libero e leggero… Quelli di Giurato, dunque, paiono eroi ed eroine, guerrieri e amazzoni vinti e resi prigionieri di gabbie mentali generate dall’oblio e dal senso di solitudine di un tempo senza dignità e umanità; eroi e guerrieri pronti a risorgere, a rinascere definitivamente nella loro abbagliante bellezza, come un Sisifo che, dopo secoli di prigionia, abbia conquistato coscienza e, scagliato il suo masso nel mare, si appresti a riconquistare la sua vita e il suo mondo”.

Alla conferenza stampa, svoltasi nella sala in cui un tempo era possibile colloquiare con le monache, nella rispettosa distanza rappresentata dalle grate, si è voluto anche sottolineare come si miri a rappresentare al Macs un’arte con un valore estetico, che comunichi emozioni, con un valore etico, il famoso “kalos kai agathos” dei Greci. In un tempo complicato e complesso, c’è bisogno di normalità, di passione, di semplicità. Non opere che provengono dalla fama, dalla gloria, dall’art system. Si è lontani, quindi, dalla mentalità puramente commerciale . D’altronde l’arte è un’altra cosa. L’arte è un’Alta cosa. Un luccichio, uno sprono, una ricerca continua di far arrivare lo spettatore alla Verità, al vero senso della vita.


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