C’era una volta, in una città
della Sicilia, decisamente calda d’estate, nella terra dell’Etna, ormai
divenuta patrimonio dell’Unesco, un giovane. Un ragazzo trantacinquenne, bello,
alto, timido ma con le idee chiare, pieno di fantasia e di sogni, con tanto
tanto talento, che ha ottenuto prima il diploma in decorazione pittorica
all’Istituto d’Arte di Catania e poi la laurea all’Accademia di Belle Arti.
Ovviamente, come ogni favola che si rispetti, con il massimo dei voti e la
menzione speciale. No, non è un personaggio di fantasia o un film o cartone
animato scritto da quel geniaccio di Walt Disney che fa sognare grandi e
piccini, ma un ragazzo in pelle e ossa. Alfio Giurato il suo nome, che con una
valigia piena di sogni, talento e umiltà, è partito per affrontare un difficile
percorso (soprattutto oggi). Quello dell’artista. Lui ha scritto la sua storia,
o meglio la sua favola, con fatica, sudore e caparbietà.
Le opere di Alfio Giurato sono
esposte dal 28 giugno al 15 settembre (dalle 10 alle 19, con chiusura il
giovedì) al MACS, il Museo di Arte contemporanea Sicilia, accolto nello
splendido sito della Badia Piccola del Monastero di san Benedetto in Via
Crociferi, a Catania. In una delle strade barocche più belle d’Italia e
d’Europa, a due passi dal monastero famoso per il canto delle suore per la
festa della patrona S. Agata, il cui parlatoio ha ispirato Giovanni Verga per
la stesura di “Storia di una capinera”, nasce un bellissimo tentativo di creare
un magico filo diretto tra l’arte del passato e l’arte contemporanea, tra
l’uomo e qualcosa (o per meglio dire,
Qualcuno) che sta più in alto di lui. Un
tentativo perfettamente riuscito. Un luogo che vuole ricreare speranza e
spirito attraverso l’arte.
“Il MacS è
solo un piccolissimo gesto, un tenue respiro rispetto all'immensità
storico-artistica che lo circonda. Eppure questo piccolo spazio ci consente di
ritrovare tra le sue austere mura claustrali, il tempo. Il tempo di riprendere
in mano la storia passata e imparare a custodirla con rispetto, di comprendere
il presente e di tornare a sognare costruendo il futuro. Il tempo della nuova
crescita e dei nuovi incontri. Ed ecco che arriva il tempo di Alfio Giurato".
Queste le parole
di Giuseppina Napoli, direttore del Macs, la quale ha voluto comunque sottolineare,
durante la conferenza stampa del 27 giugno, che si è voluto inaugurare il Macs
con un giovane (Alfio Giurato, appunto, molto legato a questi luoghi,essendo
proprio di Catania), ma rimane un progetto aperto agli artisti di ogni età, più
o meno conosciuti. Unici requisiti richiesti: talento, capacità espressiva e
valori. Valori e passione che il giovane Giurato possiede, come conferma
Alberto Agazzani, curatore d’arte Macs.
“Alfio Giurato rappresenta, nella sua estrema
violenza e bellezza, la reazione figurativa (e quindi intellettuale) ai quesiti
ed alle inquietudini poste a noi da un tempo al termine della sua notte.
Utilizzando una tecnica raffinatissima e manifesta di un talento non
improvvisabile né indifferente, Giurato dipinge grandi (e piccole) tele con
intensità e qualità espressiva sempre al limite del parossismo. La forza delle
sue immagini non nasce da nessuno dei "giochetti", delle trovate o
degli escamotages infantili, dalle facili (e non di rado volgari) provocazioni
tanto care alla contemporaneità più modaiola d'oggi, no e mai. La pittura di
Giurato è senza tempo e senza patria, antica alla maniera dell'ultimo Tiziano o
Rembrandt, misteriosa e teatrale come un caravaggesco eppure intrisa di un
sentire più futuribile che meramente attuale”.
Tele
che parlano, figure animate da sentimenti furiosi, spesso in tensione, in un
atteggiamento non rassegnato. Una furia trattenuta pronta a esplodere. Un
artista dei nostri tempi, un giovane che attraverso la pittura esprime le
proprie emozioni, i propri sentimenti, le proprie frustrazioni e le proprie
speranze.
Sono
sempre stata appassionata di arte, curiosa verso ogni sua corrente (pur avendo
intrapreso un diverso corso di studi), insaziabile nella conoscenza, curiosa
come un gatto verso ciò che non conosco. L’amore per l’arte credo mi sia stato
trasmesso dalla mia famiglia, in particolare da un mio zio, medico brillante e
amante dell’arte, tanto da fondare anni fa una rivista artistica distribuita in
tutta Italia. Mi piace pensare che tu, zio, mi hai trasmesso la passione per l’arte
(così anche per le moto, lo ammetto). Mi piacerebbe discutere adesso con te
delle sensazioni che ti suscitano le opere di questo talentuoso giovane. Vai a
vedere questa mostra anche tu. Ne vale la pena. Con immutato affetto, la tua
nipotina.
"Sogna ragazzo sogna...", R. Vecchioni
Nessun commento:
Posta un commento