giovedì 16 maggio 2013

Mario Martone: come ho messo in scena il dramma di Edipo nel corso della mia carriera



Sono passati ben 23 anni da quando, giovanissimo, il regista teatrale e cinematografico Mario Martone affrontò nel teatro greco di Siracusa la regia dei “Persiani” di Eschilo con la traduzione di Giusto Monaco. Tra un flusso impetuoso di ricordi, con un pizzico di nostalgia, Martone ha cominciato il suo importante excursus ” In viaggio con Edipo”,  in apertura del Convegno Internazionale di Studi sul Dramma Antico tenutosi tra il 10 e l’11 maggio.
Edipo è sempre stata una figura mitologica amata dal regista, la quale torna continuamente nei suoi spettacoli, che sembrano apparire agli occhi del pubblico attraverso le sue parole precise e ipnotiche.


La prima volta rappresentò l’”Oedipus rex” di Strawinsky, messo in scena a Gibellina: qui bisognava misurarsi con la fissità del destino dei personaggi e lavorare molto sul coro e i suoi movimenti.
Divenuto poi direttore del Teatro stabile di Roma, Martone ha allestito nel 2000 l’”Edipo re” di Sofocle. Coincidendo con l’anno del giubileo, volle lasciare letteralmente a bocca aperta il pubblico: devastò il teatro Argentina (si doveva ricostruire, infatti, la città di Tebe distrutta dalla peste), staccò le poltrone, la platea divenne una sorta di accampamento per il coro(preso dalla strada, con immigrati, clandestini provenienti da diverse parti del mondo), mentre il palcoscenico coincideva con il palazzo dei potenti. Intorno al palco, una staccionata, da dove il pubblico assisteva al dramma della famiglia del discendente di Laio.  Insomma… Uno spazio chiuso, claustrofobico, in cui gli spettatori sembra quasi che spiano le vicende drammatiche.


Diverso, invece, l’”Edipo a Colono”, rappresentato da Martone nel 2004 al teatro India di Roma. Come sempre, una particolare attenzione e’ dedicata dal regista alla scenografia dello spettacolo, con uno studio approfondito della divisione degli spazi: stavolta  per rappresentare Colono, la citta’ dell’accoglienza, saranno utilizzati anche gli spazi esterni. Il pubblico sarà un tutt’uno con il coro e nel corso dello spettacolo gli spettatori dovranno spostarsi da una sala all’altra; uno spettacolo itinerante, in cui il coro si trova in mezzo agli spettatori, vestito proprio come loro. Curioso l’arrivo del re di Tebe Creonte a Colono, il quale , sfrecciando e sgommando a bordo di un’automobile, cerca di portare indietro Edipo (l’oracolo aveva dichiarato che il Paese che avrebbe accolto la tomba di Edipo, sarebbe stato benedetto dagli dei), ma trova l’opposizione del re Teseo, che per la sacra legge dell’accoglienza difende il figlio di Laio.
“Oggi tutti i temi che ho attraversato con questi spettacoli mi sembra che convergano ed esplodano nel mettere in scena “La serata a Colono”. Si tratta del testo più misterioso e inafferrabile che abbia mai avuto tra le mani, indefinibile già nella forma, trattandosi allo stesso tempo di un monologo, un poema, una commedia, una tragedia, un melodramma, una drammaturgia da grande avanguardia del '900, un testo dalla struttura poetica precisa e implacabile alla quale ci si deve affidare ad occhi chiusi. Allo stesso tempo c'è qualcosa di semplice e diretto nel modo in cui dal testo sgorga il teatro, questa almeno è l'esperienza che proviamo giorno dopo giorno con i tredici attori che formano la compagnia”.
Queste le parole di Martone su “La serata a Colono”, testo  del 1968 di Elsa Morante contenuto ne Il mondo salvato dai ragazzini : nella penombra di un ospedale psichiatrico moderno giunge un paziente molto particolare che si crede Edipo, accecato da sé stesso nel tentativo fallito di espiare colpe troppo grandi. Un uomo senza colpa che si interroga sulla finitudine dell’umano, combattendo, invano, con il fato una guerra impari.






5 commenti:

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  2. Grazie mille Fra! Invito anche gli altri lettori di questo blog a dare un'occhiata all'articolo sopra indicato. Io adoro Baricco!!!

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  3. Molto interessante questo regista. Hai conosciuto Bruno Venturi? Faceva recitare gli alunni dell'istituto magistrale, dove ho studiato io. Le sue scene si basavano sui "simboli" (scusa non sono esperta nel settore e non trovo i termini giusti!)

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  4. No, veramente non lo conosco Venturi... Hai qualche link? (tranquilla... manco io sono esperta di regia :D)

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    1. No, non ho un link su di lui e non ne ho neppure trovato su Bing.

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