sabato 11 maggio 2013

Cristina Pezzoli: ecco la mia Antigone

Un’Antigone diversa quella che sarà messa in scena quest’anno nel XLIX ciclo delle rappresentazioni classiche a Siracusa: non più la santa ribelle e la dissidente contro il tiranno Creonte, come si è stati soliti rappresentarla nel dopoguerra, ma una donna portatrice di una sua verità, che ha pari dignità dello zio Creonte, re di Tebe. Così la regista Cristina Pezzoli ha voluto intendere la sua Antigone, cercando di fare uscire dal testo e dagli attori il meglio del testo stesso, dando assoluta priorità alla parola. Insomma… La lettura del regista, a suo parere, non si deve sovrapporre a ciò che Sofocle ha voluto trasmettere al suo pubblico. Questa una delle “chicche” che ha svelato Cristina Pezzoli a pochi giorni dall’inizio degli spettacoli classici a Siracusa, previsti dal 11 maggio al 23 giugno (nel cartellone di quest’anno, oltre all’Antigone di Sofocle, anche l’”Edipo re” e la commedia “Le donne al parlamento”).

 “Pericolo di questo testo  è che ci si appiattisca su versioni ormai desuete, la colpa da un lato (Creonte) e la vittima dall’ altro (Antigone). Il nostro tentativo sarà quello di fondere le ragioni di entrambi. La tragedia è un modo importante per parlare del comune sentire dell’uomo di oggi”.
 

 Queste le parole di Cristina Pezzoli, alla sua prima esperienza nel teatro greco della città di Archimede. Insomma… La regista cercherà di dare pari dignità ai due protagonisti della tragedia, portatori entrambi di una propria verità, testardi e cocciuti, senza riuscire ad ascoltare l’altro, quasi due “fondamentalisti” diremmo oggi, aventi entrambi ragione, ma con piani valoriali opposti. Autorità contro potere, legge umana contro legge divina, legge non scritta contro legge dello Stato. Per questa dicotomia, il pubblico si dovrà interrogare continuamente e dovrà trovare una risposta dentro sé. Nell’Antigone di quest’anno ci sarà una rivalutazione di Creonte, quindi, , visto come personaggio appassionato che tenta di creare tranquillità a Tebe, dopo tanti anni di sangue e violenza (ricordiamo che Antigone era figlia dello sventurato Edipo e aveva osato opporsi alla volontà di Creonte, il quale aveva vietato di dare sepoltura al cadavere di Polinice, aggressore dello Stato). Il prologo, tratto dalle “Fenicie” di Euripide, vedrà l’ombra della regina Giocasta ricordare tutta la vicenda della famiglia di Edipo (brillante soluzione adottata dalla regista per permettere agli spettatori di fare il punto della situazione).



Problema terribile, al solito, dare il giusto peso al ruolo del coro, rappresentato dagli anziani tebani, che appare vile e codardo, non riuscendo ad opporsi al potere di Creonte e a far valere il proprio pensiero. Per loro, in realtà, non è giusto lasciare insepolto il corpo di Polinice e punire con la morte la giovane Antigone, promessa sposa (tra l’altro) di Emone, figlio di Creonte. Non serviranno a niente i consigli di Emone e dell’indovino Tiresia e quando il re di Tebe deciderà di salvare Antigone, sarà troppo tardi.
Il coro non prenderà posizione per tutta l’opera, non volendo nessuna responsabilità, ma nel finale si opporrà in maniera violenta al proprio re. Ci sarà proprio un massacro verbale contro Creonte, disperato, oltre che per la morte di Antigone( che si era impiccata nella grotta in cui era stata rinchiusa) anche per il suicidio del figlio Emone e della moglie Euridice.
L’Antigone è una tragedia complessa, dalle mille sfaccettature, spesso vista, in tempi moderni, come una metafora dei diritti del singolo contro gli Stati totalitari (nonostante Sofocle nella sua opera non si schieri apertamente a favore di nessuna delle due parti). Al solito, le tragedie greche confermano la propria modernità. 







2 commenti:

  1. Interessante titolo la commedia "Le donne in parlamento". Hai qualche link per saperne di più?

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  2. Bella e attuale commedia del greco Aristofane. Ecco il link: http://it.wikipedia.org/wiki/Le_donne_al_parlamento
    Baci

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