venerdì 28 dicembre 2012

"UNA GIORNATA CON TABUCCHI": IL RICORDO DI QUATTRO SUOI GRANDI AMICI

Capita nella vita di incontrare persone speciali, innamorate della letteratura, ricche dentro e generose nel dare agli altri. Persone vere, dirette, che quando si allontanano da questo mondo lasciano come una scia, un barlume di amore e passione. Per festeggiare il 24 settembre quello che sarebbe stato il suo sessantanovesimo compleanno, un gruppo di amici scrittori hanno ricordato Antonio Tabucchi con un libro: “Una giornata con Tabucchi” (Cavallo di ferro editore) vuole essere proprio un inno alla vita, una manifestazione di stima e immutato affetto per lo scrittore toscano.


Romana Petri, Paolo Di Paolo, Ugo Riccarelli e Dacia Maraini svelano, attraverso racconti inediti, lettere e testimonianze, i momenti trascorsi in sua compagnia, le idee che si sono scambiati, gli  incontri, i sogni e i progetti di quello che è stato un grande scrittore della letteratura europea del secondo Novecento. Con un pizzico di nostalgia, questi quattro moschettieri, armati di penna e ricordi, hanno svelato un Tabucchi inedito.
Era bizzarro, cambiava facilmente di umore, poteva essere meraviglioso e terribile. Ma era un uomo di grande sensibilità. Quando era terribile se ne pentiva e si scusava con un gesto gentile”.
Queste le parole di Romana Petri, che ha conosciuto di persona Tabucchi nel 1992, quando in un’estate torrida di fine agosto lo scrittore l’invitò a casa sua a Vecchiano, dopo aver avuto per almeno due anni con lei uno scambio epistolare e telefonico. La Petri ricorda ancora con emozione il momento in cui l’autore di “Sostiene Pereira” le telefonò alle 3 di notte per dirle che aveva appena finito di leggere il suo romanzo “Alle case venie” e che gli era piaciuto molto. Era così l’uomo Tabucchi: istintivo e senza mezzi termini, un’altalena di umori, un amore viscerale per Pessoa e il Portogallo.


“Mi ha insegnato ad avere rispetto per il mestiere di scrittore e che non si deve strizzare l'occhio al pubblico, perché farlo è sinonimo di mediocrità. Mi disse che se il successo deve venire, non c'è bisogno di questi mezzucci”.
Questo l’insegnamento più grande che ha lasciato nella vita della Petri quello che lei definisce, con Paolo Di Paolo, Ugo Riccarelli e Dacia Maraini, il “Maestro”. Profondamente tabucchiano ed emozionante, appare ne “Una giornata con Tabucchi” il racconto Poche ore”, dove la Petri fa incontrare sulla carta lo scrittore e uno dei suoi personaggi di Requiem, Isabel. In “Poche ore” Tabucchi appare una pedina di trama narrativa, un deus ex machina che lascia il suo tocco modificando il finale.  Ho cominciato a scriverlo su un quaderno in treno dopo il nostro primo incontro, ma ce l'avevo in mente da parecchio. Mi mancava solo conoscerlo di persona. Ero certa che subito dopo lo avrei scritto”. Così effettivamente è stato.


Un regalo che non ha prezzo, quello che hanno fatto Romana Petri, Paolo Di Paolo, Ugo Riccarelli e Dacia Maraini al loro caro “Maestro”, che probabilmente li guarderà da lassù e li proteggerà con un modo di fare quasi paterno. Forse Tabucchi da lassù continuerà anche  a seguire con la sua solita passione civile la politica italiana, e magari borbotterà, battendo un pugno dietro l’altro sul tavolo, come era solito fare. Forse… Quello che è sicuro è che con “Una giornata con Tabucchi” si sono conosciuti meglio degli aspetti del suo carattere, così da poterlo sentire più vicino quando leggiamo i suoi capolavori.



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