Buon
pomeriggio, miei cari amici. Come va? Eccomi qui, come promesso!
Sabato
scorso ho assistito alla presentazione de "La sposa vermiglia",
l'ultimo libro della siciliana Tea Ranno ( suoi i romanzi
"Cenere" ,finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore al
premio Chianti, e "In una lingua che non si può dire").
La presentazione è stata molto piacevole e diversa dal solito, in quanto la
storia è stata descritta dai pupi siciliani nel teatrino di via della
Giudecca, a Siracusa. Sì, avete capito bene! Il libro, infatti, è stato trasposto magistralmente
in sceneggiatura da Simona Lo Iacono, che ha affidato all' interpretazione
dei pupari la rappresentazione, lavorando al testo, ai movimenti di questi
"attori d'eccezione", agli abiti e alle musiche. Lo so... Ora vi
aspettereste delle belle foto, ma... (mannaggia a me) mi si era scaricata la
macchina fotografica!
No comment, please! :)
Comunque... Facciamo così... Io cercherò di descrivervi il tutto e voi usate un
pò di fantasia. Ok?
Questa la storia:
Sicilia, 1926. Vincenzina Sparviero è la
figlia attraente ma fragile di una famiglia di nobili siciliani, una ragazza,
si dice in paese, troppo cagionevole per diventare madre. Ma della sua presunta
sterilità al vecchio don Ottavio Licata non sembra importare granché, e così il
matrimonio d’interesse fra la “palombella” mansueta e obbediente e il ricco
sessantenne, fascista e mafioso, è combinato. Un pomeriggio di primavera, però,
quando il fidanzamento è stato ormai annunciato, improvvisamente Vincenzina
incontra l’amore negli occhi ambrati di Filippo Gonzales. Da quel momento la
ragazza si difende dal futuro che incombe imbastendo nella fantasia le immagini
di una gioia impossibile: seduta alla finestra della sua stanza a ricamare e
sognare, attende il passaggio della sagoma amata con il passo lento, le mani in
tasca, uno sguardo fuggevole verso di lei. Nella china lenta e inesorabile che
conduce, sul filo della tragedia, al matrimonio annunciato, assaporiamo la
storia struggente di un amore probabilmente impossibile.
Nella sceneggiatura della Lo Iacono la
protagonista è rappresentata come metà donna e metà uccello (suggestivo e, a
mio avviso, azzeccato l'uso del "nome parlante", quel fatidico
cognome Sparviero, che indica anche un modo di essere di Vincenzina, quel
cercare qualcosa di alto, di vero, di importante nella propria vita, quel
realizzare i propri sogni, anche nascosti). Ebbene sì, quelle ali nella schiena
sono proprio efficaci!
Nella prima scena Vincenzina si presenta,
nel suo candore e semplicità ; lei che, si dice nel paesino siciliano in cui
vive, non può avere figli e viene definita addirittura "malata".
Allora perchè don Ottavio la sceglie come sposa? "Perchè?", si
chiede la gente e la vecchia mamma del boss. Probabilmente proprio per la
purezza e ingenuità della fanciulla, forse per il voler riscattarsi del marcio
che l'ha circondato e lo circonda ancora, frequentando i bordelli.
Questo modo di essere pulito della giovane
si può notare nella scena in cui Vincenzina discute con la maliziosa
cugina Gioconda del bel Filippo, il cui sguardo triste e profondo ha colpito da
subito la protagonista. Vincenzina sogna, fantastica ad occhi aperti,
immagina l'incontro col suo amato Filippo, rappresentato sulla scena
senza un volto, proprio per sottolineare il suo essere etereo.
Insomma... Si intersecano due
universi paralleli: da una parte, le carezze della mente, che crea immagini e
scenari nei quali ritrovare se stessi; dall'altra, la realtà piccola e
soffocante del paese, delle matrone che chiacchierano, degli uomini che
invidiano, in gelosie e ricatti che ingabbiano le persone.
Riuscirà la nostra eroina a cambiare il
corso della storia, ad aprire metaforicamente le sue ali per volare sopra le
bassezze e realizzare davvero quello che desidera?
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIncantevole immagino la rappresentazione con i pupi ! L'autrice deve essere rimasta molto soddisfatta ! Spero di poter dare un'occhiata al libro ! Buona serata, Pietro.
RispondiEliminaP.S. Mi piacerebbe molto anche aver notizie di questi teatrini nella tua Sicilia. Ve ne sono molti in attività ?
Sì, è stata una rappresentazione veramente bella e particolare. E' stato un pò come tornare bambini d'un tratto!
RispondiEliminaPer quanto riguarda i teatrini di pupi in Sicilia, ti posso dire che a Siracusa cen'è solo uno in Ortigia, in via della Giudecca, dove appunto si è tenuta la presentazione del libro. In altre città sinceramente non saprei. Ormai credo che siano davvero pochi purtroppo, ma penso che ce ne sarà ancora qualcuno. Magari puoi cercare su google se vuoi saperne di più! Un abbraccio
Che storia triste! E pensare che esistono tante donne in gabbia anche oggi!
RispondiEliminaGià è vero! E' una storia triste e purtroppo anche attuale! Mi è piaciuta molto l'ultima frase della rappresentazione, in cui Vincenzina dice:" Guardate bene e state attenti se anche voi avete nella schiena un paio di ali. La mia storia è un pò quella di tutti". Davvero bella. Non trovi?
RispondiEliminaMi fa davvero tanto piacere, cara Francesca, di risentirti! :)
Anche a me! :)
RispondiEliminaA prestissimo allora! ;)
RispondiEliminaChi ha detto che la cultura non va d'accordo con i motori? Guarda il video:
RispondiEliminahttp://motori.tiscali.it/auto_moto/green/feeds/12/04/24/t_52_20120424_news_900176.html?green