sabato 1 ottobre 2011

ANDROMACA: CREATURA INTEGRA E MODERNA NEL XLVII CICLO DELLE RAPPRESENTAZIONI CLASSICHE DI SIRACUSA





Cari amici buon sabato! Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che stanno seguendo questo blog e che stanno mostrando interesse. GRAZIE! Aspetto vostri commenti sugli articoli, pensieri, riflessioni...
Oggi vi vorrei parlare delle rappresentazioni classiche che si svolgono ogni anno a Siracusa. Qui sopra potete ammirare la prima locandina degli spettacoli (del 1914, come potete vedere). Bella vero? Il prossimo anno verranno messe in scena il "Prometeo" di Eschilo, le "Baccanti" di Euripide e la commedia "Uccelli" di Aristofane. Inoltre, visto l'enorme successo delle tragedie negli anni passati, dal 2012 anche la commedia sarà inserita nella programmazione giornaliera(dal martedì alla domenica). Un bel successo e una grande soddisfazione per l' Inda( Istituto nazionale del dramma antico). Ora chiudete gli occhi…Vorrei cercare di raccontarvi una delle due tragedie che sono state messe in scena l’anno scorso e che mi ha appassionato, cioè l’Andromaca di Euripide. 



Andromaca è una donna che rappresenta un insieme di donne: madre di Molosso, moglie devota di Ettore, ucciso da Neottolemo, e poi vedova inconsolabile. E’ esule, sola, combattiva, forte. E’ stata lei la protagonista, insieme al Filottete di Sofocle, delle XLVII rappresentazioni classiche di Siracusa.


Ha rivestito questo complesso ruolo Laura Marinoni, che con grande perizia tecnica e sensibilità, dopo aver interpretato nel 2002 il ruolo di Io nel Prometeo incatenato, ritorna sul colle Temenite con la sfida di mettere a nudo l’esperienza del dolore di una madre che lotta per la sopravvivenza del proprio figlio, di una donna emarginata da una società lontana dal luogo da cui proviene.
Sconsolata, profonda e ricca di sentimenti è  la sua Andromaca. Estrosa, elegante e orgogliosamente bella è, invece, Ermione, la moglie di Neottolemo, interpretata da Roberta Caronia.
La traduzione è di Davide Susanetti, che usa un lessico immediato e un registro basso per non offuscare l’impresentabile oscenità che il testo euripideo mette a nudo. La tragedia è volutamente scabra ed essenziale, proprio perché in tale essenzialità emerge il profilo crudo di un discorso sul potere e sulla violenza.
La scenografia appare lineare, ma ricca di significato, impreziosita dalle vibrazioni delle “scaglie metalliche” del mare creato. In mezzo alla scena campeggia quel che resta di una barca spezzata, l’altare della dea Teti, in un palco rivestito di specchi. “Questa sorta di lago ghiacciato, di mare fermo che è diventato specchio, mi sembra il luogo dell’anima di Teti”, afferma il regista De Fusco.”La suggestione che mi ha portato a elaborare questa immagine deriva principalmente dal finale, ma anche da un’allusione di Andromaca nel prologo al fatto che il luogo dove vivevano Peleo e Teti, e dove è ambientato il dramma, fosse un luogo isolato”. Ma perché la scelta proprio dello specchio? “Credo che il pavimento di specchio sia particolarmente efficace dal punto di vista visivo, nel caso di un teatro dove gli spettatori guardano dall’alto. Ci siamo divertiti con lo scenografo Maurizio Balò a immaginare come la natura modificherà questa scenografia, perché l’ora del giorno, la luce del tramonto, il tempo atmosferico, il passaggio delle nuvole renderanno l’effetto visivo continuamente mutevole. La scenografia, quindi, in parte è determinata dalla natura”. Ma la scenografia rimanda anche all’atroce attualità dei profughi. Andromaca fa pensare alle donne che devono battersi per sopravvivere e per proteggere i propri figli. Il suo dramma è un dramma prossimo alla nostra sensibilità: le conseguenze della guerra, gli amori e le violenze che la accompagnano, il finale trionfo della vera virtù sono le componenti, che rimangono sempre attuali.
Il coro, costituito da oltre 30 figure femminili, con costumi argento e bronzo, si sposta all’unisono sul palco. I motivi coreografici, diretti da Alessandra Panzavolta, sono al servizio della drammaturgia del testo e si armonizzano con le musiche di Antonio Di Pofi, che formano un tutt’uno con i gesti.


Teti, onda-barbona che all’inizio si mimetizzerà, è uno straordinario filo rosso in tutta la vicenda e alla fine della tragedia è la vera dea ex machina, che consola il marito Peleo e che irrompe vestita di azzurro oceano con un fluttuante strascico.


 L’Andromaca è anche un teatro della prepotenza dei ricchi e dell’oscenità del potere e della guerra. I soldi, la ricchezza sfrontata, l’oro sono quasi una ossessione. Matrimoni considerati come smaccata merce di scambio per sancire alleanze, come mezzo per incamerare denaro e ricchezze. Ermione è proprio l’immagine di quella prepotenza, di una prevaricazione che tenta di imporsi al di sopra di tutto e tutti.
In questo scenario, Peleo, interpretato da un superbo Mariano Rigillo, è l’unico rappresentante positivo di un universo patriarcale, è memoria di un passato diverso, legato alla terra, di un mondo non disposto a riconoscersi in quello che la polis è diventata. Peleo è un forte e, allo stesso tempo, dolce nonno che protegge la vita di Molosso e della madre.
 Le tirate polemiche di Andromaca e di Peleo sono voci di una denuncia che risponde all’evidenza inconfutabile dei fatti. Menelao, padre di Ermione, all’inizio della tragedia, promette di salvare il figlio di Andromaca a patto che costei si allontani dall’altare di Teti. E subito dopo denuncia l’inganno dichiarando l’intenzione di assassinare l’uno e l’altra. “ Razza di truffatori -grida Andromaca- maestri degli inganni, delinquenti, sempre pronti a tramare a spese degli altri! Ingiustizie e soprusi: è così che avete successo in Grecia! Siete capaci di tutto! Una banda di criminali, assetati di soldi! Dite una cosa e ne pensate un’altra. I fatti lo dimostrano. Possiate crepare!” (vv.445ss.).
Peleo, nonostante la decrepitezza degli anni, riesce ad attestarsi come difensore delle vittime, come argine alla prevaricazione assoluta. E’ lui il portatore dei valori positivi di un tempo. E’ lui un vecchio stanco delle ingiustizie, della guerra e dell’indecenza dei potenti, ma allo stesso tempo strenuo ed energico amico e portavoce dei deboli, ormai spogliati di diritti e di ascolto. Che modernità, che forza nel pensiero dei Greci... Non trovate???  :)
Spero di avervi fatto immaginare, attraverso la descrizione di questo spettacolo, la meraviglia, oserei dire il miracolo, che ogni anno avviene a Siracusa. Personalmente, non vedo l'ora di vedere come saranno messe in scena le tragedie e la commedia dell'anno prossimo. E voi?
Alessandra



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