(Tratto da Lipari.biz del 12 agosto 2014)
Perché creare un’apposita
rubrica dedicata all'archeologia delle isole Eolie? Più in generale, perché
studiare archeologia, così come materie quali il latino e il greco considerate “morte” o troppo antiquate? La
domanda, posta da un altro punto di vista, è “Perché no?”. L’archeologia e la
storia fanno parte del nostro passato e possono insegnare tanto, come i valori
sani e veri, possono aprirci la mente e darci risposte ai problemi esistenziali
della vita, che infondo, sono rimasti invariati nei secoli. Insomma… Perché
sono convinta della modernità della classicità! Questa breve premessa per darvi
il benvenuto a bordo di questa nave “sui generis”, che porterà i lettori di “Lipari.
Biz” indietro nel tempo, magari appassionandosi a un settore che può sembrare
noioso ad alcuni, ma basta attualizzarlo, fare
capire che il passato ci rappresenta e bisogna valorizzarlo ed evitare
eccessivi tecnicismi. Mescolate il tutto… e il gioco è fatto! Detto questo…
Buon viaggio!
Oggi andremo nella splendida
isola di Lipari, in cui i primi insediamenti umani risalgono probabilmente agli
ultimi secoli del V millennio a.C.. Visiteremo in particolare lo splendido
museo archeologico regionale eoliano"Luigi Bernabò Brea" di Lipari
(c’è una sezione distaccata a Filicudi e a Panarea), che ha inizio nel 1950,
quando il campo di confino politico che aveva avuto sede sul Castello in età
fascista venne disciolto e fu possibile dare avvio agli scavi ed alle ricerche archeologiche.
I lavori furono condotti da Luigi Bernabò Brea, uno dei maggiori archeologi del
XX secolo, e da Madeleine Cavalier, altra grandissima archeologa che fin dal 1951, quale diretta collaboratrice di Bernabò
Brea, assunse la direzione scientifica degli scavi di Lipari e di tutta
l'attività archeologica nelle isole Eolie.
Il complesso museale sorge sul roccione del “Castello” di
Lipari, un’imponente cupola di formazione vulcanica con caratteristiche di
fortezza naturale; l’aspetto attuale deriva dalle possenti cortine a scarpa
delle fortificazioni erette da Carlo V intorno al 1560, subito dopo l’attacco
del pirata tunisino Kaireddin Barbarossa.
Il museo è attualmente suddiviso
in sei padiglioni: sezione preistorica (interessanti
le offerte votive databili tra il VI e V sec. a. C.), epigrafica, la sezione delle isole minori, classica (in 3 piani,
in cui gli ampliamenti più significativi sono stati realizzati negli anni 80 e
90, quando sono state allestite nuove sale dedicate all'Archeologia
sottomarina, alla collezione delle maschere e statuette teatrali e alla Lipari
di età romana), vulcanologia (in 3
piani anch’esso) e la sezione di paleontologia del quaternario
(straordinario per la sua unicità, un frammento pertinente allo scudo di una
tartaruga terrestre, la quale risulta essere la più antica visitatrice… Forse
era in vacanza!).
Alcune di esse si trovano all'interno di edifici di antica
costruzione, come il seicentesco palazzo vescovile, vicino alla Cattedrale di
S. Bartolomeo, che ospita il Padiglione di Archeologia Preistorica, e le vicine
case Acunto, sede della Sezione di Preistoria delle isole minori, del
padiglione di vulcanologia, della biblioteca e dei laboratori. La Sezione di
archeologia classica, a nord della cattedrale, si trova invece all'interno di
uno dei palazzi di età fascista costruiti intorno al 1920; allo stesso periodo
appartiene il piccolo edificio destinato alla sezione epigrafica, alle spalle
della Sezione Preistorica. Assolutamente da visitare.
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