Un thriller mozzafiato, crudo e
a tratti crudele, che riesce a coinvolgere il lettore facendolo entrare in
simbiosi col protagonista. In “Io vi vedo”(Tre60 editore,Milano2013, pp.363,
euro 9.90) Simonetta Santamaria racconta la storia di Maurizio Campobasso, capo
anticrimine di Napoli, la cui vita viene stravolta da due eventi: la tragica
uccisione della giovane figlia Lucia e la perdita di alcuni suoi uomini,
considerati un po’ come suoi figli, in seguito a una soffiata “sicura”, rivelatasi
una trappola. In quest’ultima occasione Campobasso perderà un occhio, che
conserverà in un barattolo, e deciderà quindi di ritirarsi dal lavoro.
Omicidi efferati, dei quali non si riescono a
trovare i colpevoli, istituzioni che brancolano nel buio, dubbi sui principi
della vita, su cosa è giusto e cosa è ingiusto fare, esistenze spezzate troppo
presto che portano all'isolamento di Campobasso, alla sua tragedia interiore e
familiare. Unico obiettivo della sua vita rimarrà la scoperta degli assassini
della figlia e la vendetta. Quel bulbo galleggiante, che fa thud thud contro il vetro del barattolo,
lo aiuterà, permettendogli di essere trasportato nell'abisso in cui incontrerà
la figlia uccisa. I morti gli daranno
delle dritte per le indagini. L’ex sbirro diventerà un assassino e si farà giustizia
da solo, sopraffatto da una furia devastante, un’ira implacabile che lo
possiede, tanto che anche il suo gatto Silver non lo riconoscerà più.
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