“Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell'altro, ma andiamo
tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse...”.
Un’affermazione semplice e saggia questa,
che viene fatta pronunciare a Brad Pitt nel film del 2008 “Il curioso caso di
Benjamin Button”, diretto
da David Fincher e tratto da un breve racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald. Il film è
stato candidato a tredici premi
Oscar ,vincendo quelli per migliore scenografia, miglior trucco e migliori
effetti speciali.
Quando ho letto la
notizia di Ali Hussain mi è venuto
spontaneo pensare al film sopra citato (che, personalmente, ho apprezzato
molto). Si tratta della stessa situazione, ma nel caso inverso: nel film un uomo nasce vecchissimo e muore neonato, mentre Ali è un quattordicenne imprigionato nel corpo di un
uomo di 110 anni.
È
uno degli ottanta casi in tutto il mondo di Progeria, una malattia molto rara che fa invecchiare
il corpo otto volte più velocemente del normale, causando nel bambino le tipiche
malattie degli anziani (dall'artrite ai
problemi agli occhi, passando per le malattie cardiache e la calvizie). Eppure questa tremenda
malattia non altera la mente, che resta l'unico vero indicatore dell' età
del soggetto.
“Ho voglia di vivere e
spero tanto che là fuori ci sia una cura che possa migliorare la mia
condizione”, afferma il giovane, spaventato anche dal fatto che cinque suoi
fratelli sono già deceduti per questa “curiosa” malattia, che sembra essere in
continua lotta contro il tempo.
“Mi piacerebbe essere una
persona normale, che può giocare, fare sport, andare a scuola e perché no
correre qualche rischio. Purtroppo non posso e mi sento depresso, ma il più
delle volte faccio quello che la vita mi può offrire senza lamentarmi. Ero
molto giovane quando i miei fratelli sono morti, ne sono uscito distrutto
specialmente quando ci ha lasciato mio fratello Ikramul, era il mio migliore
amico. Ho pianto per settimane, ma poi mi sono reso conto che gli avrei fatto
un grande torto se non avessi reagito. Adesso non ho amici, ma devo comunque
essere forte".
Domanda: secondo Voi la
società di oggi, la società dell’apparenza, dell’avere, del sembrare, è pronta a
dare il benvenuto ad Ali? No… La sua vita, come ci si può immaginare, è fatta
di solitudine ed emarginazione, lontano da quel mondo che derideva lui e i suoi fratelli perché “diversi”.
La diversità, però,
può anche essere un vantaggio, nel tempo. Ciascuno ha un proprio percorso, che
può essere più o meno dritto, più o meno impervio; un cammino che ha come fine ultimo
la serenità, la felicità, lo stare bene con se stessi. Diventare “guerrirero
della luce”, come lo chiama Paulo Coelho. Non ci sono regole per arrivare a
questo fine ultimo. L’importante è rimanere sempre giovani. Giovani dentro.
Molto toccante questa storia. Uno che sta peggio di me!
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