“Per fare un tavolo ci vuole il legno, per
fare il legno ci vuole l'albero, per fare
l'albero ci vuole il seme, per fare il
seme ci vuole il frutto, per fare il
frutto ci vuole un fiore, ci vuole un
fiore, ci vuole un fiore, per fare un
tavolo ci vuole un fio-o-re”.
L’avete
riconosciuta? Si tratta di una delle canzoni più famose per bambini, scritta da
Gianni Rodari. Mi è venuta in mente quando ho sentito questa notizia: a quanto
pare oggi per fare un albero ci vuole… un bambino! Un’equazione che può
sembrare stramba, ma che è veritiera. Entrata in vigore il 16 febbraio 2013, la nuova
legge obbliga i comuni sopra i 15.000 abitanti a piantare un albero per ogni
bambino registrato all’anagrafe o adottato. La norma, specificatamente la legge
n.10 del 14 gennaio 2013, riprende in realtà un vecchio “obbligo” introdotto in
Italia con la "legge Cossiga-Andreotti" n.113 del 29 gennaio 1992,
riportando stavolta alcune modifiche per renderla maggiormente attuabile:
l’obbligo riguarderà, appunto, solo i comuni con una popolazione superiore ai
15 mila abitanti e riguarderà non solo le nascite, ma anche i bambini adottati.
Inoltre la coltivazione di questi alberi dovrà avvenire entro sei mesi, e non
più dodici, dalla nascita o dall’adozione.
Una legge che punta a incentivare gli spazi verdi
urbani, per rendere più belle e vivibili le nostre città, attuando (finalmente) politiche per
riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la
protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell'aria e la
valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana.
“Se si concede alla natura
nulla di più dello stretto indispensabile, la vita dell'uomo vale meno di
quella di una bestia”. William Shakespeare
Il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico,
istituito presso il Ministero dell'Ambiente, avrà il compito di vigilare sul
rispetto della nuova legge. Ad esso i Comuni dovranno inviare le informazioni
relative all'avvenuta piantumazione
dell'albero ed
alla tipologia dell'albero prescelto, oltre che al luogo della sua
collocazione.
Non mancano grandi difficoltà: un comune come Milano,ad
esempio, con una media di 11mila nascite all’anno, si trova a dover affrontare
un rebus di non facile soluzione, cioè di trovare gli spazi adeguati, dentro o
fuori la città.
Non scordiamoci che non è
sempre semplice, anche se potrebbe in apparenza sembrarlo, avere un atteggiamento di
profondo rispetto verso ciò che ci circonda, per la conservazione della
biodiversità e per garantire alle generazioni future un ambiente non deturpato
e violentato dai propri predecessori. Si spera che la legge n.10 del 14 gennaio
2013 sia solo il primo di tanti
importanti passi per migliorarci.
devono cambiare le cose forzatamente ke piaccia o no. sm arriv alla frutta in tti i sensi.
RispondiEliminaconosco bene milano e il verde nn e suff.