(Tratto dal giornale Chair del 4 febbraio 2014)
È uno degli attori italiani più
amati, con uno sguardo magnetico e fascino da vendere che colpisce. Di presenza
più che in televisione. Ho incontrato Cesare Bocci a Cosenza in occasione della
seconda edizione del festival del giallo tenutosi il 18-19-20 ottobre, che ha visto la partecipazione di firme di livello
internazionale e importanti personaggi del noir italiano, letterario e
televisivo (ehm... in questo festival è stato presentato un certo libro intitolato "Animali noir", in cui c'era un certo racconto, "Vita da gatto randagio"... di una certa Alessandra Leone... Voi la conoscete per caso? Si dice che sia simpatica, chiacchierona e che abbia un blog carino... dicono...ok chiusa parentesi, nel vero senso della parola!!!)
Di
origine marchigiana, a 23 anni si è trasferito a Roma per fare l’attore, lasciandosi
alle spalle una “quasi” laurea in Geologia (aveva sostenuto tutti gli esami e gli
mancava solo la tesi).
“Bisogna studiare tanto per fare l’attore; è come un artigiano che deve avere il tempo di creare una sedia”, afferma con convinzione.
“Bisogna studiare tanto per fare l’attore; è come un artigiano che deve avere il tempo di creare una sedia”, afferma con convinzione.
Lo stesso parlare in siciliano è stato inizialmente una tragedia. Per lui così come per tutti gli altri attori de “Il commissario Montalbano”, ad
eccezione del ragusano Angelo Russo,il mitico agente Agatino Catarella. Impegno
e sacrifici ricompensati dall'amore del pubblico e dai complimenti ricevuti,
come quando Camilleri gli ha detto: “Ieri hai fatto commuovere me e mia moglie
per la tua interpretazione”. Si emoziona ancora a ricordare questo episodio. Ammette
che per gli attori girare Montalbano è stato come stare in vacanza, con
paesaggi da togliere il fiato, mangiando spaghetti alle vongole alle 9 del
mattino per girare le scene e poi continuando a mangiarne ancora (beati loro... dura la vita eh???Ok io ho fame...)
Un grande successo iniziato nel 1999, che ha
avuto fortuna anche all'estero (è l’unica fiction italiana ad essere stata
venduta anche in Danimarca).
Il
teatro, comunque, gli rimane sempre nel cuore. Si percepisce nell'aria: parla
in maniera entusiasta dello spettacolo del 2013 “Viva Verdi”, spiegando con
passione le trame de “Il Rigoletto”, “Il Trovatore” e “La Traviata” in
occasione del bicentenario della nascita del genio di Busseto. Quest’anno,
invece, Bocci sta portando in scena il
recital “Parole d’amore”, selezione di poesie e lettere d’amore dei poeti e romanzieri
che hanno fatto grande la letteratura italiana dal 200 al 2000. Trasmette amore
per la cultura, mettendosi al servizio di essa a 360°, come un Lancillotto in
difesa del ricordare e trasmettere ai più giovani. È anche questo che colpisce
di Cesare Bocci.
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