“Ritengo che la
macchina da scrivere con i suoi caratteri impressi con forza sulla carta,
creando rilievi e piccole fossette, aiuti a mantenere una visione romantica
della vita. E poiché mi considero un nostalgico romantico, adoro
particolarmente tutto ciò che conserva in sé un aspetto ed un sapore antico. Di
questo potrei parlare ore ed ore senza mai stancarmi, quindi magari al momento
mettiamo un punto qui”.
Un ragazzo d’altri tempi, Francesco Foti, giovane
cantautore, autore e poeta siciliano, amante del dialetto. Già il fatto che
utilizzi oggi come oggi la mitica Olivetti Lettera 44 è una conferma
dell’impressione che si ha quando lo si incontra: un sognatore, un romantico
che vive ben piantato nel proprio tempo, pur distinguendosi dalla massa.
Un
animo pulito, sensibile e un po’ fanciullesco, che asseconda, senza
vergognarsene, il bambino che scalpita, magari in modo irrequieto, dentro di noi. Il tutto con estrema
sensibilità, dolcezza e leggerezza. Sì, leggerezza. Perché c’è bisogno di
leggerezza, semplicità, ironia, c’è voglia di ritornare a sognare, nonostante
la dura realtà che ci circonda.
Foti ha già firmato, insieme ad Alessandro Canino e Rossano
Eleuteri, le canzoni "L'amore è amore" e "Sarai", presenti
nell'album "Io" di Alessandro Canino, edizioni ROS group, oltre ad
aver pubblicato diverse opere con la casa editrice “Prova d’Autore”(vedi sito
www.francescofoti.net).
Il primo singolo, “L’uomo nero”, acquistabile su iTunes, segna
l’ esordio discografico di Foti come cantautore. Un tema delicato quello
trattato ne “L’uomo nero”: la pedofilia.
“Il brano nasce come
una dolce ninna nanna con la parola “nero” che salta qua e là tra le sue note. Pensando
ai diritti dell’uomo e nello specifico a quelli dei bambini che sono sempre
vittime innocenti. La “fusione” di parole e musica è stata un’alchimia
incredibile, ho buttato tutto giù di getto senza fermarmi, limando solo
pochissimo in seguito il testo. Il risultato è molto equilibrato ed efficace, e
ritengo che la canzone mantenga una sua aura fiabesca nonostante la tematica
trattata sia molto cruda. L’arrangiamento curato da Rossano Eleuteri ha
conferito al tutto una morbidezza e un’atmosfera da sogno”.
Queste le parole dell’artista, che con umiltà e un pizzico
di timidezza ha incontrato i giornalisti alla conferenza stampa mercoledì 17
luglio alla Pinacoteca-Biblioteca di Piazza Manganelli a Catania. Come ha
affermato il poeta e critico letterario Luigi Carotenuto, “Francesco Foti ha
composto la sua personale fuga, attraverso la fiaba, su un tema delicato, cioè
la violenza sui minori”.
“L’uomo nero
Col cappello nero
E col mantello nero
Sembrerebbe Zorro
E non lo é…
L’uomo nero
Ha un medaglione nero
Il sentimento nero
E si direbbe losco
Almeno un po’…
L’uomo nero
Sopra il cuore nero
Indossa un bel maglione intero
nero
Che lo stringe un po’…
L’uomo nero
Avvolto nel suo alone nero
Gira per i parchi in nero
In cerca di non so…
L’uomo nero
Senza volto intero
Dona caramelle e leccalecca
A un bimbo che incontrò…
L’uomo nero
Lascia un segno nero
Nella vita del bambino
Che ormai nero diventò…”
Forse, anzi molto probabilmente, questo inquietante uomo nero è stato segnato a sua volta da un
altro uomo nero. La vittima può diventare a volte carnefice. Oppure liberarsi,
dopo un difficile, doloroso ma necessario percorso e diventare “bianco”, “come la fata delle nevi”. C’è sempre la speranza di redenzione. Per tutti.
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Ormai è raro che i pedofili siano quegli sconosciuti che girano per i parchi con l'impermeabile. Sono persone che si considerano amiche, delle quali il bambino si fida ciecamente; oppure è un familiare. Zorro non è fra questi, anzi nel nostro immaginario si batte per la giustizia.
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