venerdì 21 giugno 2013

Alla scoperta di veri talenti... Andrea Giampietro

Cari amici buonasera! Come state? Io presa dal caldo... Sapete com'è... In Sicilia già sono tutti a fare il bagno a mare! Mentre la mia abbronzatura è quella tipica universitaria...
Vabbè... Bando alle ciance! Oggi vi vorrei far leggere delle poesie di un mio talentuoso amico. Andrea Giampietro l'ho conosciuto tramite un giornale con cui collaboro( www.lestroverso.it). Credo che un blog sia una piattaforma dove pubblicare ciò che piace. Io non capisco molto di poesia (lo ammetto), ma quella di Andrea mi piace davvero tanto e mi trasmette molto.  Quindi perché non dovrei condividerla con voi?
Buona lettura e aspetto vostre impressioni :)



"Preda amata"

Le rive innocenti della tua bocca
inumidisco nel rito dell'inganno
d'amarti e ti riduco a complice
del caro delitto: furia di narici 
aizzate dall'aroma di pudore
che esala dalle tue gambe schiuse. 
I fianchi d'inerme gazzella azzanno
perché sei preda di artigli e canini,
in tenui morsi attraverso il petto
che arrossisce allo stupore dei baci
intenti a lacerare l'oasi dei capezzoli.
Quel grande sguardo di bambino
assolverà la mia carneficina,
palmo e dorso delle tue mani
indosserò come pelle di daino
per riapparire vergine al mattino.



"Al riparo da te"
I fianchi minacciano l'equilibrio dei mari
e l'onda persegue la condanna del soffio:
saetta il tuo sospiro da braci della bocca,
le navi inesauste invocano la bonaccia.

Mezzanotte nell'acqua intrisa del cammino,
riflesso degli astri inquieti, delle meridiane
ad indicare l'ombra che più avvelena il sole,
quella che il tuo profilo svetta al mio riparo.


"A un amore perduto"

Ti apposti all'ombra della pergola,
addenti ancora il bruno pomodoro
maturato alla fiamma del meriggio,
ti stendi come allora sopra il prato
col libro tra le mani, per destarti
nello stupore del tuo viso dorato?
Amarti è stato un lieto inganno, 
lasciarti è una morte sempre eterna:
non sbocciano più bacche sulla luna,
né più mi sfama l'acqua di sorgente.



"Ragazza in treno"

Nascosta al viaggio da una tenda,
disposta al mio sguardo tuo malgrado,
stai rannicchiata come vita in grembo,
la schiena al sedile abbandonata.
Tace il sorriso nel guscio del labbro,
stilla come goccia appesa a un petalo,
il capo reclinato, come chi appoggio
vada cercando sul guanciale lieto
che i monti offrono alla prima luna.


"Senso della tragedia"

Ostento un manto di candore
ma sono soltanto un capretto esangue
sventrato da un fallo ignominioso,
sporco del latte primigenio ed ultimo.
Un'ecatombe aleggia sul mio coro
e non c'è nota che si accordi al resto,
non sussurra vita senza che risponda
l'insurrezione d'un paterno contrasto.
Bacio la corolla dei tuoi seni, bevo
coppe di vino come fossero vuote,
senza gusto, per espiare l'orgasmo.
La tragedia è un capro ucciso dall'inganno.



Spero tanto vi siano piaciute! Vi lascio con un breve ma emozionante video, in cui si chiede a Giorgio Caproni cos'è la poesia...







3 commenti:

  1. Un grazie infinito alla splendida padrona di casa, non tanto per avermi definito "talentuoso poeta", quanto per avermi chiamato "amico".

    Con profondo affetto,
    Andrea Giampietro

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  2. Lo sei, Andrea! Sia amico, sia (permettimelo) talentuoso! ;)

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  3. Te lo permetto, ma soltanto perché sei tu. :D


    Grazie dolcissima, ti abbraccio.

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